Mancavo dalla Sicilia dal marzo 2020, esattamente dal 12 marzo: la pandemia si stava espandendo velocemente e con lei tutte le restrizioni. Dopo una settimana di arrampicata ero riuscito a salire sull’ultimo volo per Linate e rientrare a casa prima della chiusura totale degli aereoporti.
Finalmente e dopo vari rinvii, a inizio maggio sono riuscito a ritagliarmi una settimana per scendere a Palermo e passare qualche giorno con Luigi, amico di vecchia data, per farmi trascinare in qualche progetto.
Luigi è molto legato alla tradizione, nel senso che ha una vera passione nel ricercare, scovare e ripristinare vecchi itinerari, con il gusto di andare a mettere il naso dove magari solo gli apritori della via erano passati. Naturalmente con uno stile rispettoso per quelli che sono stati i suoi maestri (Roby Manfrè sopra tutti), cioè protezioni veloci, clessidre e chiodi normali perchè “con il trapano tutti bravi sono…”
Questa volta ci siamo dedicati al Monte Pellegrino, “il più bel promontorio del mondo”, una montagna complessa e piena di pareti su ogni suo versante ma che ha il grosso vantaggio di trovarsi praticamente in città. La curiosità è arrivata dalla scoperta di una scritta misteriosa trovata per caso da Luigi durante una perlustrazione sulla parete del Pizzo Ferro, a sinistra dello Schiavo.
Ad una attenta analisi la scritta nascondeva la parola DIEDROFILIA e poteva trattarsi di una via aperta dal nostro amico Fabrice Calabrese dopo l’uscita della guida CAI TCI (2000). Non potevamo non andare a vedere…
In uno scampolo di pomeriggio abbiamo risalito la prima parte della via eseguendo un lavoro di pulizia accurato e lasciando qualche cordone in clessidra a segnare la direzione (in posto abbiamo trovato solo due cordoni).
Purtroppo non siamo riusciti a completare tutta la salita e ci siamo ripromessi di tornare una dei giorni successivi; i due tiri percorsi sono comunque piacevoli, soprattutto il diedro rosso della seconda lunghezza.
Non avevamo fatto i conti con il meteo, che nella seconda parte della settimana non è stato dalla nostra e ci ha costretti ad un “Piano B” che prevedeva salite più brevi e tranquille nella zona della falesia di Valdesi.
Valdesi è una falesia spettacolare dove non ci si stanca mai di scalare, con una roccia incredibilmente lavorata che offre tutti gli stili possibili: placche verticali e appoggiate, strapiombi a buchi e canne, vie di più tiri. Inoltre si parcheggia l’auto a circa 20mt dalla parete, una comodità assoluta…
Poco a destra della falesia si trova lo Spigolo di Valdesi che ospita una delle salite più classiche di tutta la Sicilia, la “Via del Bunker” (L. Di Giorgio e G. Galluzzo, 1947), molto divertente e piacevole.
Un’altra bella possibilità è la via “Ultima Freccia”, che si trova 50mt a destra dello spigolo e può essere una valida alternativa allo stesso. Interamente attrezzata su clessidre, offre una bella e piacevole arrampicata.
Per andare oltre l’arrampicata questa volta vi consiglio tre possibilità fuori dagli itinerari più turistici e conosciuti:
Il Museo Etnografico Pitrè si trova al Parco della Favorita a fianco della bellissima Palazzina Cinese e raccoglie una bella e completa testimonianza delle tradizioni siciliane.
Sempre a Palermo consiglio una visita alla chiesa romanica di S. Spirito, la più antica della città, e al cimitero monumentale che la circonda.
Spostandoci fuori Palermo verso Termini Imerese, vale la pena una visita all’area archeologica di Himera, con tempio, necropoli e antiquarium.
Eugenio