Ogni volta che scendo a Palermo sono inseguito dall’ombra di Roby.
Roby Manfrè ha fatto la storia dell’arrampicata siciliana. La sua è stata un’attività esplosiva, con 373 vie nuove di cui molte ancora oggi in attesa di una ripetizione. Ha fatto parte della scuola centrale del CAI, nel 1991 è diventato istruttore nazionale di alpinismo e nel 1993 istruttore nazionale di arrampicata libera.
Non ho conosciuto personalmente Roby, ma è entrato di prepotenza nella mia vita di arrampicatore grazie ad un suo articolo del 1992, pubblicato sul numero di ottobre della Rivista della Montagna, e alla meravigliosa foto che lo vede arrampicare slegato sulla SUPERPLACCADELLEPALLOCCHE alla Parete dello Schiavo.
Ho imparato a conoscerlo attraverso i racconti dei suoi amici, compagni di cordata e “discepoli” che nel corso del tempo sono diventati miei compagni di viaggio sulle rocce di Sicilia: Marco Bonamini, Giuseppe Maurici, Tonino Paladino, Isabella Anastasi, Fabrice Calabrese e Luigi Cutietta.
Ho lasciato per ultimi Luigi e Fabrice perché sono dei compagni speciali e a loro devo la scoperta della Sicilia e di Roby attraverso le sue vie. Anche se l’obiettivo principale del ritrovarsi a Palermo era quello di aprire vie nuove, il ripercorrere e ritrovare le sue tracce salendo molte sue vie (un chiodo, un vecchio cordone cotto dal sole, una freccia incisa sulla roccia) è diventata la chiave per cercare di entrare dentro ad una storia verticale davvero unica.
Poi è arrivato il momento delle “prime ripetizioni” di alcune sue grandi vie, ulteriore occasione per toccare con mano quanto Roby fosse “folle” nell’immaginare alcune linee e poi concretizzarle salendole molto spesso in solitaria.
Roby è stato anche l’anima dell’arrampicata sportiva siciliana, in quel momento di passaggio che sono stati i favolosi anni ’80, con uno stile che ha sempre dato spazio alla generosità del calcare siciliano esageratamente ricco di clessidre laddove il chiodo (o lo spit) veniva utilizzato solo se necessario.
A fine marzo, con Luigi ci siamo dedicati al recupero di alcuni vecchi monotiri attrezzati da Roby nel 1993, all’estrema sinistra della falesia di Valdesi. Uno scudo triangolare con cinque tiri elegantissimi su una roccia davvero scolpita e lavorata. Tra una pizzetta e un mezzocaffè, in qualche pomeriggio di lavoro abbiamo sistemato tutti i tiri, allungandoli fino in cima allo scudo (nel 1993 si usavano le corda da 50m…) e richiodandoli interamente con materiale inox 316.
Mentre la luce del tramonto accende le rocce di Valdesi e con Luigi ci perdiamo nella parete a inseguire le vie, vedo l’ombra di Roby e la riconosco.
(un grazie particolare a Luigi Cutietta, Giuseppe Maurici e Marco Bonamini per alcune delle immagini che accompagnano l’articolo)
SCHEDA TECNICA
Valdesi è una lunga fascia di roccia sul versante ovest del Monte Pellegrino. Falesia storica, è ancora oggi uno dei settori di arrampicata più importanti di Palermo vista la facilità di accesso e la posizione panoramica sulla spiaggia di Mondello. Roccia bella e lavorata sul grigio ma di eccezionale qualità nelle fasce rosse e strapiombanti dove sa regalare appigli di tutte le dimensioni sempre al momento giusto. La falesia attualmente conta più di cento monotiri di tutte le difficoltà con prevalenza del grado 6, e diverse vie di 3/4 lunghezze, sia attrezzate a fix che di sapore trad (chiodi normali e cordoni) che vale comunque la pena di ripetere.
ACCESSO
Dal centro di Palermo dirigersi verso Mondello attraversando il Parco della Favorita. Si prosegue lungo viale Regina Margherita e all’incrocio con semaforo si svolta a destra prendendo la strada che sale verso il Santuario di Santa Rosalia (via Monte Ercta). La parete è già ben visibile e si parcheggia proprio in corrispondenza della falesia, sul lato opposto della strada. Il piccolo settore in questione si trova all’estrema sinistra della falesia, poco oltre il Settore Reti, e si raggiunge direttamente dalla strada per breve e ripida traccia (se si parcheggia sotto al settore) oppure per sentiero marcato che costeggia verso sinistra la base di tutta la falesia (se si parcheggia sotto al Settore Centrale, che si trova a circa 30m dalla strada)
LE VIE
1_UNPODIDECORUM, 25m, 5a: via classica (M. Lo Dico e G. Maurici 1982) che con due lunghezze su bella roccia raggiunge il pianoro sopra alla falesia. La via è attrezzata prevalentemente con cordoni in clessidre; nel primo tiro sono presenti alcuni spit. La prima parte si può percorrere come monotiro, concluden la via piegando a destra verso la sosta di TUTTI AL MARE.
2_TUTTI AL MARE, 25m, 6a: inizio atletico su lame e poi bella scalata su roccia grigia eccezionale; l’arrivo in sosta va affrontato verso destra. Tiro attrezzato da R. Manfrè nel giugno 1993 con 4 cordoni in clessidra e 3 spit rock; è stata interamente richiodata a fix inox 316 da E. Pinotti e L. Cutietta, 2024
3_SECONDA STELLA A DESTRA, 33m, 6b: bellissimo tiro con due sezione atletiche per superare due strapiombini. Tiro attrezzato da R. Manfrè nel giugno 1993 con 1 cordone in clessidra e 8 spit rock; è stato interamente richiodato a fix inox 316 da E. Pinotti e L. Cutietta, 2024; l’ultima parte è nuova, il tiro originale finiva a 25m.
4_CHI VOLA VALE, 33m, 6b+: tiro molto vario, con una sequenza difficile per superare il bombè centrale seguito da una placca tecnica e molto delicata. Tiro attrezzato da R. Manfrè nel giugno 1993 con 1 cordone in clessidra e 7 spit rock; interamente richiodata a fix inox 316 da E. Pinotti e L. Cutietta, 2024; l’ultima parte è nuova e allunga la via.
5_FORZA MAURIZIO, 33m, 6a+: bellissima lunghezza, con il chiave nel superamento di una nicchia. La parte finale è entusiasmante! Tiro attrezzato da R. Manfrè nel 1993 con cordoni in clessidra e spit rock; il tiro è dedicato a Maurizio Greco e ai suoi numerosi tentativi per superare il passaggio chiave. Interamente richiodata a fix inox 316 da E. Pinotti e L. Cutietta, 2024; l’ultima parte è nuova e allunga la via.