Con l’arrivo del Natale, per i cavallerizzi più forti i progetti alpinistici si spostano dalla roccia alle grandi pareti himalayane, prime fra tutte la nord del Penna e la sud della Rocca del Prete. È difficile però non rimanere ancorati ai ricordi della bella stagione appena passata: le ultime vie di roccia scalate in maglietta e l’affabilità di un ambiente che permette di giungere in vetta al tramonto smuovono anche i più passionali amanti del ghiaccio. Scalare d’autunno, in effetti, è uno dei massimi piaceri che un climber può ricercare. L’aria fresca, il feuillage di faggi e larici e la luce di ottobre e novembre portano anche gli scalatori più ardimentosi a indulgere a un romanticismo che raramente si prova quando, il sabato o la domenica, si corre su sentieri impervi per essere i primi ad attaccare soleggiate pareti di bassa valle.
Ovviamente, di tale romanticismo non c’è traccia in quello che, alla prima edizione, è già l’evento alpinistico piacentino più atteso dell’anno: il “Sardinia Total Climbing Trip”. È metà ottobre quando un gruppo di cavallerizzi, capeggiati dall’inesauribile e poliedrico scalatore Matteo ‘Total’ Lommi, si inoltra nella macchia mediterranea del golfo di Orosei per incalzare le orde teutoniche che, nelle stagioni propizie, ammorbano le più belle pareti italiane. L’astro nascente della formazione è il celebre iEl Manuelo!, giovane burrito irrequieto e inarrestabile maratoneta della verticalità. Solo “il prof”, già umile e fedele servitore dello Stato, è capace di porre freno alla sua voracità di roccia ed emozioni. D’altra parte, di vegliare sull’irreprensibilità etica del gruppo si occupa il Gran Sciamano Andrea Scaglia, assicurandosi che il comportamento dei partecipanti rimanga mansueto quanto gli asini che popolano la steppa sarda.
Il viaggio inizia da Zanahoria a Cala Gonone, poco distante dalla ben più nota grotta Millennium. Alcuni tedeschi, durante l’avvicinamento, si riferiscono alla via chiamandola Zarathustra. In effetti, i tre tiri di corda che portano nelle viscere calcaree della parete attraverso tunnel e guano hanno il sapore di un viaggio che porterà alla scoperta del confine tra la bestialità e l’umanità. Ma di questo i quattro inizieranno ad accorgersi solo il giorno seguente.
Dopo una calorosa salita al settimo pilastro del doloverre di Surtana per le magnifiche Sound of Silence e Naufraghi della notte, il gruppo attacca l’ombreggiata parete del monte Oddeu, con l’intento di percorrere le orme del Sensei Pinotti e del Maestro Bicio, instancabili esploratori delle frontiere sarde. Appena richiodata in settembre proprio dai due numi tutelari della Total Expedition, la via Compagni di Viaggio offre una scalata molto varia che riassume tutti gli stili, dalla placca alle fessure, dai diedri ai muri a buchi, senza dimenticare alcune lame veramente onestissime. L’uscita in vetta al crepuscolo e la discesa per difficoltosa traccia al buio, però, mettono in luce i primi segni di stanchezza fisica e psichica.
Il giorno seguente, per distendersi, è la volta dell’ormai classicissima Marinaio di foresta, masterpiece del giustamente noto Maurizio Oviglia. Il clima all’attacco non è dei più sereni: in coda si ritrovano britannici offensivi, statunitensi che urinano direttamente sulla via, coppie sarde che rasentano la rottura mungendo e staffando rinvii sul tiro chiave. Con un po’ di pazienza, in ogni caso, i cavallerizzi riescono a godersi i tre tiri finali – i più belli – in un silenzio rotto solo dal ritmico incedere del mare.
A questo punto, la soddisfazione per essere riusciti a percorrere vie iconiche ogni giorno è grande, ma il vero culmine del viaggio è riservato all’indomani e allo spigolo nord-ovest della punta Cusidore, via nota anche come Legione Reale Truppe Leggere. La partenza è fissata alle 6, per poter attaccare entro le 9 questa superclassica dal sapore molto dolomitico, inquinato solo dall’incredibile qualità della roccia… La via conta oltre 600 metri di sviluppo, per 16 tiri di scalata mai troppo impegnativa, ma continua tra placche e fessure. L’attrezzatura è scarsa ma giusta, e c’è sempre possibilità di integrare con friend e dadi. A metà via le difficoltà si riducono, sebbene talvolta serva occhio per azzeccare la linea, cosa che rende la scalata ipnotica. I quattro, unici in tutta la parete del Cusidore, entrano in una sorta di stato di incoscienza: ormai gli scambi tra loro si sono ridotti a poco più che versi gutturali, ed iEl Manuelo! scala in modo maniacale, quasi volesse strappare le tacche a furia di sberloni, stregato dall’incredibile solidità di quel calcare grigissimo. Mentre Total e il prof cercano di contenere quella furia sovrumana, il Gran Sciamano sogghigna, contemplando la riuscita del suo piano, qualunque esso fosse.
Ovviamente, non c’è nemmeno bisogno di dirlo, il sole sta tramontando quando l’abominevole squadrone raggiunge la cima animato da un inconsueto senso di serenità: il paesaggio brullo dell’altopiano che si apre davanti a loro è già lambito dalle nubi della perturbazione prevista per il giorno dopo, e i cavallerizzi rimangono assorti – quasi incantati – nella contemplazione della via salita e dell’enorme bastionata del Bruncu Nieddu, che si stacca proprio dalla punta Cusidore. Ma ormai sono consapevoli che i rientri, nel Supramonte, posso nascondere rognose sorprese, e quindi si inoltrano decisi tra le roccette che li porteranno alla società civile e a una locanda veramente onesta e generosa dove riacquisire quel minimo di coscienza umana che gli è rimasta. Il Sardinia Total Climbing Trip si conclude con il levarsi di una nebbia spettrale, quasi come se questa volesse custodire il mistero calcareo del Cusidore, di cui i quattro non hanno scalfito che la superficie. Il Gran Sciamano sogghigna di nuovo, mentre la nebbia li inghiotte.