Questo viaggio nasce durante una giornata passata sotto ai blocchi della fantastica Val di Mello e unisce passione e tradizione.
Il richiamo della mia terra di origine è una parte molto radicata del mio essere. Il rientro alle mie origini è una costante, ogni volta che ho delle ferie dal lavoro mi trovo sempre ad un bivio, scegliere se tornare dalla mia famiglia o soddisfare la mia voglia di vedere, girare e scalare in nuovi posti. Tutti quelli che mi conoscono e il mio accento ben riconoscibile individuano il fatto che non sono proprio un local dell’area Piacentina, ma bensì un bel Terrone che proviene da una delle regioni meno esplorate di Italia. Si, sono Lucano, precisamente della città dei Sassi, la meravigliosa ed unica al mondo Matera.
Ma torniamo a noi…
Sono con Gianluca e altri amici in Valle a scalare, e tra un tentativo e l’altro come è solito nei boulderisti si ha molto tempo per parlare.
Accenno a Gianluca che a Novembre ho una settimana di ferie e che mi piacerebbe unire la mia passione per il boulder all’amore di tornare a casa dalla mia famiglia. In Basilicata c’è molto da scalare, è una regione molto selvaggia e le due provincie che la compongono sono ricche di possibilità per gli appassionati dello sport outdoor in generale. Con alcuni amici “arrampicatomani” mi è capitato negli anni passati di organizzare e raggiungere il sud Italia per scalare. In un viaggio passato abbiamo apprezzato l’arrampicata lead, quella parte di arrampicata sportiva in cui si usano corde, rinvii, imbraghi, moschettoni e si raggiungono le catene in cima per dichiararsi salvi.
Ma come tanti sanno per me il richiamo più forte è quello che i veterani di questo sport chiamano “sassismo”.
Con Gianluca (che da adesso in poi sarà Gian) abbiamo molto in comune; oltre alla passione smisurata per il bouldering e lo scoprire nuovi posti, insieme abbiamo partecipato al corso da Istruttori di Primo livello FASI per la palestra Macaco ASD di Piacenza.
Gian alla mia proposta non esita neanche un’istante e non finisco di spiegargli le mie intenzioni che mi ha già risposto si.
In Basilicata, ben più precisamente a Campomaggiore (PZ) si trova una delle aree Boulder più belle del sud Italia, Pietra del Toro.
Quest’area offre roccia arenaria compatta e linee adatte a tutti, dai neofiti ai top climbers, con passaggi che vanno dal 3c al 8b+.
Gian inizia subito con la ricerca delle varie indicazioni, come raggiungere l’area, la ricerca di una guida e tanto altro. Io mi concentro di più sulla preparazione del viaggio, alla macchina e avvisare mamma che tra poche settimane sarò a casa da loro.
Per non perdere neanche un giorno viaggiamo di notte con partenza 24 novembre alle 23e30. Gian è sotto casa con il suo bel crash pad, i salva vita per noi boulderisti, e con l’entusiasmo che solo un bimbo davanti alle porte di Gardaland riesce a mostrare. Beh, per noi “arrampicatomani” andare in un posto nuovo è come per un bambino andare a Gardaland, aspettare Santa Lucia o Babbo Natale.
Partiti, raggiungiamo dopo 9 ore di viaggio Borgo La Martella, casa mia dove mia madre e mio padre sono li ad aspettarci con una colazione di gran rispetto, focaccia e pane freschi di sfornata dal panettiere.
La prima mattina, distrutti dal viaggio, ne approfittiamo per contattare i local per avere informazioni. Se andate su internet e scrivete Pietra del Toro boulder, vi collegate al sito pietradeltoro.com che vi da qualche indicazione e i contatti a cui far riferimento per avere informazioni più dettagliate. Contattiamo Michele, dalla voce lo abbiamo svegliato, ci spiega che attualmente non è disponibile una guida, perché è in preparazione una nuova con tanti altri settori. Ci riferisce che se andiamo in paese dalla Trattoria La Fattoria del Conte, con rispetto, ti prestano l’ultima guida in loro possesso. Michele risulta super gentile e ci da anche qualche indicazione in più; siamo a Novembre e come sappiamo in questo periodo la pioggia è sempre li dietro il blocco pronta a renderlo umido e inscalabile.
Raccolte le ultime informazioni utili, per non buttare la giornata al niente propongo a Gian di raccogliere le ultime energie e di andare a fare un giro nei Sassi. Gian secondo voi mi ha fatto terminare la proposta? Aveva dato l’ok al “Gian andiamo a…”
Vedere i Sassi di Matera per la prima volta è una sensazione che a parole non si può descrivere, non starò qui a raccontarvi di Matera, ma l’espressione negli occhi di Gian appena affacciato sul Belvedere ve la lascio immaginare e se volete scoprirla vi do l’unico consiglio a mia disposizione: Matera non va raccontata ma va vissuta.
Ed eccoci finalmente alla prima giornata di arrampicata. Partiamo da casa, Campomaggiore dista circa 40 minuti in auto. Come ci ha indicato Michele contattiamo la Trattoria dove ci dicono di passare per poter recuperare la guida. Super disponibili anche loro.
Arrivati al parcheggio seguiamo il sentiero per raggiungere l’area (circa 30 minuti di avvicinamento) e ci troviamo davanti ad un posto magnifico, super selvaggio e incontaminato. L’entusiasmo iniziale si è un pò spento perchè nella notte ha piovuto molto e dal sentiero è visibile la tanta acqua che è venuta giù. Mi prendo male, penso che forse è meglio tornare a casa, ma Gian mi conosce bene e sa che basta poco per farmi ritornare l’entusiasmo. Mi ricorda che Michele ci aveva detto che anche se piove alcune zone se prendono sole per qualche ora ritornano scalabili. A questo punto crash in spalla e ci accingiamo al nostro primo avvicinamento. La strada è ben indicata e dopo circa 20 minuti iniziamo ad incontrare i primi massi. Lasciamo i crash e facciamo un giro di perlustrazione; è un paradiso, blocchi di tutte le altezze e con forme che solo l’arenaria può regalarti. Troviamo qualche masso che risulta scalabile e cosi iniziamo a cimentarci. Per tutta la giornata il sole la fa da padrone, così super gasati pensiamo all’indomani.
Torniamo a casa e ci prepariamo per una cena in famiglia, perché quando torni dai tuoi non puoi dire di no ai pranzi e alle cene.
Secondo giorno: partiamo e andiamo diretti sotto i blocchi, lo scenario che ci si presenta è completamente diverso e nonostante si tratta di arenaria i massi con un giorno di sole si sono asciugati. Puntiamo i massi che avevamo visionato il giorno prima e altri che dalle foto ci ispiravano. Alcuni massi risultano complicati da trovare, la zona è bella ampia e la vegetazione la fa da padrone. Ma il bello del gioco è anche questo, la ricerca del masso, andare alla scoperta seguendo tracce che sono un po’ segnate dall’uomo e tante tracciate dai buoi che pascolano liberamente nel parco. E’ molto facile imbattersi in resti e scheletri dei padroni di casa, i buoi di Pietra del Toro sono lì a spottarti con le loro enormi corna. Scaliamo tanto e sfruttiamo fino all’ultimo spiraglio di luce.
Rientrando verso casa con Gian ci confrontiamo sui blocchi da scalare il giorno dopo.
Arrivati a casa i nostri piani vengono sconvolti dalla proposta di mia madre: “Domani è domenica a pranzo viene anche tuo fratello vi fermate?”. Come detto in precedenza a questo tipo di proposte emotivamente è impossibile dire di no. Gian cosa avrà fatto?
Apro e chiudo una parentesi veloce, non vi ho spiegato in precedenza che Gian oltre alle tante passioni precedentemente indicate, a differenza mia, ha una grande passione per il cibo.
La domenica la passiamo in famiglia e in giro alla scoperta (per Gian) dei Sassi di Matera, nelle ore diurne e nelle ore serali.
Lunedì ritorniamo nuovamente a scalare e ci approcciamo a massi più alti; nell’ultimo periodo vivo un’attrazione abbastanza forte nei confronti di massi di altezza medio/alta.
Purtroppo ci troviamo davanti a massi poco frequentati e le uscite risultano sporche.
In uscita da un masso le mani mi scivolano poiché piene di muschio e faccio un volo di 6m e grazie ai riflessi del buon Gian che riesce a spingermi sul crash finisco al suolo sano e salvo.
Ma questo non ci ferma e continuiamo con la ricerca di massi da scalare. Scaliamo fino a che è la pelle delle dita a dirci che è il momento di fare su baracca e burattini e tornare a casa.
Ed eccoci a martedì, ultimo giorno di scalata. Il tempo non è dei migliori, la mattina parte bene con sole e condizioni ottimali, così procediamo con i nostri vari tentativi su blocchi che avevamo approcciato il giorno prima e non ci facciamo mancare qualche blocco nuovo. Verso l’ora di pranzo inizia a piovere, ci proteggiamo sotto un masso aspettando che smetta. Io ne approfitto per fare un pisolino, Gian per mangiare qualcosina e per andare alla ricerca di massi in strapiombo da poter scalare anche in caso di pioggia.
Pietra del Toro offre davvero tutto, per questo continuiamo a scalare anche dopo la pioggia.
Durante i giri di esplorazione ci imbattiamo in uno scheletro intero di bue e con Gian ci divertiamo a fare qualche foto. Ma per rispetto riponiamo il tutto a posto e lasciamo che i resti di quel bue riposino in pace nel suo mondo di origine: PIETRA DEL TORO.
Quattro giorni di blocchi con un giorno solo di riposo si fanno sentire e a fine vacanza le energie sono finite.
Ci prepariamo per rientrare a casa, tornando alla macchina in silenzio e molto a rilento per goderci per l’ultima volta il fantastico scenario che ci circonda.
Saliamo in macchina e con Gian basta solo uno sguardo per capirci. In testa entrambi abbiamo in mente la stessa cosa: “Dobbiamo tornarci assolutamente!”.
Adesso non ci resta che rotolare verso Nord; il rotolare a stó giro è dettato da quello che abbiamo mangiato.
Domenico Paladino
Gianluca Martinelli
PIETRA DEL TORO 2021